LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 3

 

30 ottobre 2016 – 31ª domenica Tempo Ordinario

Ciclo liturgico: anno C

 

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;

chiunque crede in lui ha la vita eterna.

 

Luca 19,1-10  (Sap 11,22-12,2 - Salmo: 144 - 2 Ts 1,11-2,2)

                

O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo.

 

  1. Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando,
  2. quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,
  3. cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.
  4. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
  5. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.
  6. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.
  7. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “È entrato in casa di un peccatore!”.
  8. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.
  9. Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo.
  10. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

 

Spunti per la riflessione

 

Io sono Zaccheo

Eccolo, Zaccheo. Già il nome è un programma: significa il puro ma se è la contrazione di Zaccaria, significa Dio ricorda: il Signore vede in lui un puro, un semplice. Dio ci restituisce la nostra immagine ancestrale, la nostra idealità profonda, egli sa cosa siamo veramente. Dietro la scorza indurita di un uomo che è diventato un aguzzino, Dio vede l’innocenza nascosta.

E la rianima.

La folla vede in lui un delinquente; Dio, che si ricorda di com’era Zaccheo quando lo ha creato nel grembo della madre, vede in lui un santo.

Due sono le peculiarità che caratterizzano Zaccheo: è un capo dei pubblicani ed è ricco.

Non sappiamo altro di lui: nulla sul suo carattere, sui suoi sogni, sulle sue amicizie, sulla sua fede.

È il suo ruolo, non si scappa.

Per Gesù quell’uomo ha un nome, Zaccheo, non un ruolo.

Piccole vendette

Sono temuti, i pubblicani: alle spalle hanno l’aquila romana.

Ma i suoi concittadini, ora, si tolgono una piccola soddisfazione, diventano un muro davanti alla strada, gli impediscono di vedere. Piccola e innocente vendetta fra uomini, come ancora si usa oggi.

Zaccheo ha saputo del passaggio del profeta.

Non che la cosa lo riguardi più di tanto: i farisei e gli scribi, di solito, insultano e tengono distanti i pubblicani, non scherziamo. Zaccheo sa bene di essere un pubblico peccatore, non ha nessuna possibilità di salvezza.

Se anche il Messia venisse, Zaccheo rimarrebbe fuori dalla porta della festa.

In compagnia dei pastori. Della samaritana. Della donna emorroissa.

Ma è curioso.

Cercava di vedere, annota Luca. È la ricerca il cuore pulsante di questo incontro.

Zaccheo cerca Gesù che lo cerca. E si incontreranno.

Siamo ciò che desideriamo. Siamo ciò che cerchiamo.

Chi è Gesù

Zaccheo vuole vedere chi è Gesù.

La sua curiosità ha un obiettivo specifico: il Nazareno.

Non è curiosità fine a sé stessa, lui non vuole soddisfare il suo quarto d’ora di delirio mistico.

La ricerca di senso, la curiosità, va orientata e nutrita. Zaccheo ha intuito che Gesù ha a che fare con la sua felicità. E osa.

Zaccheo vuole vedere Gesù, punto. Se ne è degno, se è pronto, se capisce dove lo porterà questo incontro, se è moralmente accettabile a Dio, proprio non gli importa.

Ostacoli

Un muro di gente ci impedisce di vedere Gesù. Schiene, non volti.

Persone che ci sono ostili, che dicono che è tutto falso, che non c’è né desiderio, né soddisfazione, che l’uomo è drammaticamente incapace di risposte, è mostruosa creatura irrisolta.

Persone che non hanno risposte e che negano la possibilità di fare domande.

Profeti del nulla, non vogliono che ci mettiamo in cammino per giustificare il loro fallimento.

Zaccheo sembra non avere soluzioni. Potrebbe girare i tacchi e tornarsene a casa.

Come molti, oggi, che gettano la spugna alla prima difficoltà.

Corre avanti. Zaccheo trova una soluzione semplice davanti al muro di folla che aspetta Gesù: salirà su un albero. Su di un sicomoro, per la precisione.

Fichi

La Bibbia ci dice che il sicomoro, albero sempre verde che non cresce in Europa, fa parte della famiglia dei fichi. I rabbini insegnavano o studiavano sotto il fico e alcuni paragonavano la Torah al fico per via della dolcezza del suo frutto. A nessuno sfugge che Natanaele, nel vangelo di Giovanni, è chiamato da Gesù mentre sta sotto un fico (Gv 1,28).

È in alto, libero, non ostacolato.

Che bello sarebbe se le nostre comunità diventassero tanti alberi su cui chiunque (chiunque!) possa salire per vedere il Signore…

È ben nascosto, Zaccheo. Il fogliame lo protegge: può vedere senza essere visto. O così pensa.

Appena giunto al luogo dell’appuntamento, all’albero, Gesù alza gli occhi e lo vede.

Zaccheo!

Lo chiama per nome, lo conosce, sa bene chi è.

Ha preso l’iniziativa, ha polverizzato con una frase ogni dubbio, resistenza, colpa.

Oggi deve andare da Zaccheo.

Oggi: ogni giorno, ogni oggi è il giorno in cui possiamo accogliere il Signore in casa nostra.

Anche se non ne siamo degni, anche se tentenniamo, anche se non abbiamo nulla di pronto da offrirgli. Nessun giusto sarebbe mai entrato nella casa di un peccatore.

Eccetto Gesù.

Fico maturo

Scende in fretta, Zaccheo,  letteralmente si precipita, cade come un frutto maturo.

È accaduto l’inaudito: il Rabbì che tutti aspettavano, si è accorto di lui e ha chiesto di andare a casa sua. Non si è sbagliato, non lo ha confuso con un altro: lo ha chiamato per nome.

È tutto talmente esagerato che anche Zaccheo esagera e si rovina.

Leggete bene e fate due conti: il pubblicano regala la metà dei suoi soldi ai poveri. E sia.

Poi restituisce quattro volte tanto a coloro ai quali ha rubato, cioè a tutti. La metà di quello che ha non basterà certo a rimborsare il quadruplo di ciò che ha rubato!

Pazienza: ora ha il tesoro.

Perderà tutto perché ha trovato il tesoro nascosto nel campo (Mt 13,44). Che gli importa?

In questo incontro troviamo il cuore del vangelo.

Dio precede e suscita la nostra conversione. L’incontro con Dio ci cambia la vita.

Zaccheo contraddice il nostro modo di pensare: di solito parliamo di contrizione e di pentimento per meritare il perdono di Dio.

Pecco, mi pento, Dio mi perdona, questa è la sequenza corretta.

Gesù scardina questa sequenza: pecco, Dio mi perdona, quindi mi pento.

Zaccheo sa benissimo di essere un delinquente, non ha bisogno che qualcuno glielo ricordi.

Ha bisogno che qualcuno creda in lui.

Che creda nella possibilità di cambiare senza condizione, a prescindere.

L’amore scatena in noi energie inattese e nascoste.

 

 

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L’Autore

 

Paolo Curtaz

Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).

Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).

Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.

Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.

Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.

Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.

Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.

Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.

 

Esegesi biblica

         

Zaccheo (19, 1-10)

Zaccheo è la figura del peccatore convertito, la cui conversione testimonia che “ciò che è impossibile per gli uomini, è possibile per Dio” (18,27). Anche il ricco può diventare un testimone del Regno.

Zaccheo è anche la figura della potenza di Dio che sa trasformare un uomo facendogli cambiare vita: “Zaccheo, oggi devo fermarmi a casa tua”. Si noti la delicatezza delle parole di Gesù, che non dice: scendi perché voglio convertirti, ma: voglio essere tuo ospite. Gesù sembra farsi bisognoso per avere poi la possibilità di perdonare. Gesù accoglie Zaccheo prima della conversione. Non è la conversione che determina la simpatia di Gesù, ma è la l’amore di Gesù verso i peccatori che suscita la conversione. L’incontro con Dio è sempre, e allo stesso tempo, un dono e il compimento di una ricerca. L’incontro con Gesù cambia la vita.

Il pubblicano Zaccheo è la figura del discepolo cristiano che non lascia tutto, come altri, ma rimane nella propria casa, continuando il proprio lavoro, testimone però di un nuovo modo di vivere: non più il guadagno al di sopra di tutto, ma la giustizia (”restituisco quattro volte tanto”) e la condivisione (”dò la metà dei miei beni ai poveri”). C’è il discepolo che lascia tutto per farsi annunciatore itinerante del Regno e c’è il discepolo che vive la medesima radicalità restando nel mondo a cui appartiene.

Il racconto di Zaccheo riunisce i motivi che costituiscono le strutture della conversione:

1)        La prima è la fretta: l’occasione è vicina e bisogna afferrarla subito, non c’è tempo da perdere: “Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua; in fretta scese e lo accolse pieno di gioia”.

2)        Poi la disponibilità, cioè la ricerca, il desiderio: Zaccheo cerca di vedere, ma non gli riesce a causa della folla. Gesù approfitta di questa disponibilità di Zaccheo per inserirsi nella sua vita e cambiarla.

3)        In terzo luogo la rinuncia, cioè il distacco dalle proprie ricchezze per distribuirle ai poveri.

4)        Infine la gioia. Incontrare Gesù e accogliere la sua proposta è come trovare la perla per la quale vale la pena di vendere tutto, gioiosamente, convinti non di perdere ma di aver trovato.

 

Infine Luca non si dimentica di ricordarci che anche questo gesto di misericordia ha suscitato scandalo: “Tutti mormoravano”.

Come se il Regno fosse solo per i giusti!

E invece è il contrario.